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Green Deal europeo, ultimo treno per un futuro sostenibile

Il ruolo strategico dell’Europa per il contenimento degli effetti del global warming

Ci eravamo illusi. Purtroppo, ancora una volta, registriamo il pieno fallimento dei decisori del pianeta, riunitisi a Madrid ad inizio dicembre (COP 25) per contenere gli effetti devastanti sul pianeta dei grandi cambiamenti climatici. Risultato?  Ancora una volta hanno prevalso gli interessi dei paesi (e delle compagnie) fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Solo una modesta decisione relativa all’ innalzamento del livello di taglio alle emissioni di ogni singola nazione rispetto ai precedenti accordi. Tutto rimandato alla COP26 di Glasgow del 2020. Nulla di più.

E dire che le premesse erano davvero buone, con la scienza (progresso tecnologico) e la coscienza (della collettività internazionale) a sponsorizzare fortemente l’evento. La grande disponibilità e condivisione di dati e informazioni nell’ultimo decennio (fatto questo che non ha precedenti nel mondo scientifico e della ricerca, grazie all’applicazione di nuove metodologie scientifiche per l’osservazione degli eventi climatici e delle cause scatenanti). Non a caso, nei giorni precedenti COP 25, ben 11258 scienziati e scienziate di 153 nazioni e da tutto il mondo si erano uniti dichiarando chiaramente e inequivocabilmente che la Terra è di fronte a una emergenza climatica, proponendo ben sei raccomandazioni per il futuro prossimo. La ricerca scientifica in toto che lancia un messaggio chiaro e forte, un’occasione davvero unica!

Non da meno è la sempre crescente presa di coscienza della crisi climatica da parte della collettività internazionale, grande merito in questo va dato alle organizzazioni giovanili (Greta Tunberg e Fridays for Future su tutte, attive su tutto il pianeta con manifestazioni e proteste di grande effetto), ma anche all’operato di esponenti politici fortemente motivati (uno su tutti, il premier etiope Abiy Ahmed Ali, Nobel per la pace 2019, con il suo impegno contro il devastante degrado ambientale dell’Etiopia finalizzato a piantumare, nel suo Paese, 10 miliardi di alberi in pochissimi anni. Solo in un giorno ne hanno messi a dimora ben 350.000!).

E l’Europa? Cosa potrà fare in futuro per i suoi cittadini e per il pianeta intero, per contenere degli effetti del global warming?  Partiamo da una premessa, da una constatazione: nell’UE c’è una sensibilità nei confronti del mantenimento dell’ambiente, in un’ottica di sviluppo sostenibile, che non ha eguali nel resto del mondo, prova ne sono i provvedimenti adottati sin dal 1975 ad oggi, finalizzati al contenimento delle emissioni di gas a effetto serra, alla riduzione dell’uso della plastica, gestione dei rifiuti, mantenimento della biodiversità, promozione di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, ecc. Cultura dell’ambiente, insomma, che porterà l’UE ad avere sicuramente un ruolo guida, di leader mondiale per un futuro sostenibile.

La recente nomina di Ursula von del Leyen al vertice della Commissione europea fa ben sperare in tal senso. “Il Green Deal europeo è la nostra nuova strategia per la crescita. Ci consentirà di ridurre le emissioni e di creare posti di lavoro.” Un programma ambizioso, senza alcun dubbio. “Proponiamo una transizione verde e inclusiva che contribuirà a migliorare il benessere delle persone e a trasmettere un pianeta sano alle generazioni future.” Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea.

Il Green Deal europeo, dunque. “Il Green Deal europeo illustra le strategie per fare dell’Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, dando impulso all’economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone e tutelando la natura e senza che nessuno sia escluso da questo processo”. Questa è la premessa del piano strategico del quale a breve si chiederà l’approvazione al Parlamento europeo. Ben 47 azioni che coinvolgeranno tutti i settori dell’economia e i cittadini. Saranno necessari notevoli investimenti con una previsione di spesa impegnativa, almeno il 25% del bilancio a lungo termine dell’UE dovrà essere destinato a questa azione. Sarà anche strategica l’azione congiunta degli stati membri e delle comunità locali per disegnare in maniera sostenibile l’avvenire delle generazioni che verranno.

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