Close

Un Ecomuseo a Ragusa

L’idea di un ecomuseo dell’ambiente ragusano è suggerita per la prima volta il 9 aprile del 2010 nel corso del ciclo di incontri denominato “Venerdì Insieme” nel convegno “Centro Storico e sviluppo della città tra passato e futuro” dall’urbanista Filippo Gravagno, che trovava molti punti in comune fra lo stato di crisi di spopolamento e degrado del Centro Storico di Ragusa Superiore e l’esperienza dell’attività svolta dall’associazione Vivisimeto e dal Comitato Civico Salute e Ambiente in collaborazione con l’Università di Catania per contrastare lo stato di crisi e di degrado delle comunità urbane della Valle del Simeto.

Filippo Gravagno suggeriva di realizzare a Ragusa la stessa esperienza di mappatura della delle comunità della Valle del Simeto, secondo il primo report “Mappare la comunità del Simeto” attività svolta da Dicembre 2009 a maggio 2010.

Nasceva così a Ragusa il Laboratorio di Urbanistica Partecipata “Insieme in Città” per la mappatura di Ragusa Superiore.

L’idea della realizzazione di una “Mappa di Comunità” nasce nel 1983, quando Sue Clifford, Angela King e Roger Deakin fondano l’associazione Common Ground l’obiettivo di valorizzare la “specificità locale”, traduzione approssimativa di “local distinctiveness”.

All’origine il nome che si da ad ogni prodotto che descriva le “specificità locali” è “Parish Mapp” ovvero Mappa di Parrocchia, in cui alla rappresentanza scientifica della moderna cartografia si sostituisce il valore simbolico e significativo di un luogo specifico, “la parrocchia”  a significare “l’arena più piccola in cui prende forma la vita sociale, il territorio per il quale provi affetto, che per te ha significato, del quale condividi qualche conoscenza, per il quale facilmente puoi provare indignazione e senso di protezione, il quartiere che conosci, che in qualche modo ha contribuito alla tua formazione”.

Così Sue Clifford, con gli italiani Maggi e Murtas, proponevano il nome di Comunità come corrispondente di Parish.

Il processo di mappatura della comunità veniva incluso come metodologia caratterizzante un ecomuseo nei convegni e nelle ricerche sulla metodologia degli ecomusei, promosse dalla regione Piemonte a partire dal 2004, a cura soprattutto di Maurizio Maggi e Donatella Murtas che elaborarono nel 2007 un Documento preparatorio per l’Incontro verso un Coordinamento Nazionale degli Ecomusei che avviene nello mstesso 2007 a Catania, dove concordano una comune definizione di ecomuseo: “Una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata dalla comunità locale anche per il tramite di un soggetto organizzato nella prospettiva dello sviluppo sostenibile” (Carta di Catania).

Quindi l’ecomuseo non è tanto un luogo, quanto la pratica partecipata di valorizzazione della specificità locale elaborata e sviluppata dalla comunità locale.

La definizione di Ecomuseo come pratica coincide con la metodologia della mappa di Comunità in cui è la comunità a scegliersi il modo in cui rappresentarsi e in cui è più importante il “processo” più che “il prodotto”.

Tutte le iniziative e soprattutto la pratica delle passeggiate comunitarie promosse da “Insieme in Città” hanno avuto come obiettivo il miglioramento della qualità della vita che risulta dalla condivisione di saperi diffusi che sono alla base della comunità, dell’integrazione della vita delle persone nel contesto territoriale di riferimento in contrasto con le tendenze omologanti che rompono questo rapporto tra uomo e territorio.

“Insieme in Città” ha maturato durante questi anni di attività la consapevolezza che la specificità del nostro ambiente è l’altopiano ibleo.

L’altopiano ha fatto Ragusa, ma anche Ragusa ha fatto l’altopiano. I Ragusani hanno trasformato radicalmente l’altopiano, ma l’hanno fatto con la consapevolezza che le trasformazioni dovevano rispettare gli equilibri naturali: a questo erano pervenuti attraverso la tradizione di saperi diffusi, che è stata quasi totalmente distrutta, ma che bisogna ricostituire, se vogliamo sperare in uno sviluppo sostenibile.

L’ecomuseo se vogliamo come strumento di miglioramento è un territorio specifico, con uno specifico rapporto con la popolazione che ha consapevolezza di questo rapporto e del patrimonio che ha prodotto.

scroll to top