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L’Unione europea: un’unione delle uguaglianze

Il diritto di tutti ad avere diritti

La strategia della parità di genere 2020 – 2025

Il fenomeno del femminicidio e della violenza di genere si colloca, recentemente su una posizione di primo piano sulla ribalta mediatica, posto al centro di numerosi dibattiti in tv e nei social media. Ne emerge una nebulosa urlante, spesso intrisa di turpiloqui che ne fanno emergere il lato violento e reazionario delle risposte che a tal fenomeno si finisce per dare. In questo modo viene a porsi in ombra il pur rigoroso dibattito svolto alla luce dei paradigmi delle scienze sociali negli ambienti in cui la politica abbraccia l’etica e il pensiero scientifico è posto al servizio dell’umanità.

Certamente portare in luce il fenomeno, rompere con i tabù del passato attorno alla materia perniciosa di cui esso è impregnato, pone le società postmoderne soltanto ad un primo stadio sul faticoso percorso che le attende al fine sfidare i lati più oscuri e imprevedibili del fenomeno stesso. Per usare la metafora dell’iceberg è come se, avvistata la punta del blocco di ghiaccio navigante, se ne avverta il pericolo insito nella massa sottostante la superficie dell’acqua e, purtuttavia, se ne ignori la reale portata alla quale si è esposti e, come gli esperti a bordo della mitica nave Titanic, non si è in grado di evitarne le funeste conseguenze. La nave, viene narrato nei report storici che la riguardano, era stata costruita con l’apporto delle competenze ingegneristiche e tecnologiche ai massimi livelli del tempo, ne furono ipotizzate un’ampia gamma di incidenti alla quale poteva andare incontro e i relativi, puntuali presidi di sicurezza; furono però sufficienti l’incorrere di alcuni elementi imprevisti,  forse marginali, e perciò non calcolati, a far fallire ogni piano di sicurezza e trasformare quanto era stato annunciato come un sogno di gloria in una immane tragica vicenda umana (si contarono più di 1500 di morti).

Pertanto, se la metafora del Titanic fa al nostro caso, l’iceberg della violenza di genere è stato appena avvistato, se ne intuiscono i risvolti perniciosi e si è appena in grado di discernere su quanto giace sommerso sotto il pelo dell’acqua: millenni di civiltà oppressive (l’ossimoro è voluto) nei confronti dei soggetti deboli di turno, supportate da narrazioni mitologiche, religiose, ideologiche.

Così – se ancora la metafora del Titanic fa al caso nostro – va da sé che, disponendo allo stato dell’arte di un generoso bacino in cui risiedono onestà intellettuale, politica e scientifica, è in esso che bisogna attingere le risorse  politico-istituzionali, quelle conoscitive e le competenze operative idonee a combattere, e possibilmente neutralizzare i processi cancerogeni sedimentati nelle parti sommerse e oscure delle società postmoderne; il tutto senza mai abbassare i livelli di consapevolezza che l’imperscrutabile e l’imprevedibile  possono sempre essere in agguato. A tal proposito è alla luce di un simile generoso bacino che la Commissione europea, con la presidenza di Ursula von der Leyen, ha disposto il documento: Un’Unione per l’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020 – 2025, in ottemperanza all’art. 8 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’UE).

Si tratta di un documento il cui contenuto, non tradisce la pluridecennale tradizione europea delle politiche sociali di inclusione, ma anzi la rinforza e la attenzione in tutta la sua più recente complessità.

Certamente va chiarito che il documento è opera della DIREZIONE GENERALE DELLA COMMISSIONE UE quale servizio della Commissione che si occupa della COMUNICAZIONE PUBBLICA e del coordinamento delle reti di comunicazione all’interno della Commissione stessa e fra questa  e le altre istituzioni UE. Pertanto, in quanto tale, non ha la forza cogente degli atti legislativi, ne l’immediata efficacia operativa nel tempo e nello spazio europei. Esso ricopre prioritariamente la veste dell’indirizzo politico e degli orientamenti da imprimere nello svolgersi delle azioni europee. Non per questo ne va, però, sottovalutato il valore degli impegni, legislativi e finanziari, nonché delle azioni concrete da porre in essere seguendone le linee guida rigorosamente indicate. Va inoltre valorizzata l’opera di comunicazione e diffusione dei valori della solidarietà e delle politiche dell’inclusione dirette all’orientamento dell’opinione pubblica per la costruzione della cittadinanza e della democrazia partecipative.

A tal fine, e con l’auspicio di una sempre maggiore sensibilizzazione dei cittadini italiani ed europei alle tematiche dello spazio europeo dei diritti, pubblichiamo lo schema di sintesi della strategia per la parità di genere stilato richiamando il documento integrale nei suoi fondamentali punti chiave, nonché una mappa illustrativa dello stesso.

Allegati:
Scheda sintetica
Piano strategico

Lucia Muscetti

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