Close

Riflessioni sulla scuola nell’epoca della pandemia

L’esplosione della pandemia da virus ha scosso tutti gli aspetti dell’odierna vita della società, non limitandosi al solo aspetto sanitario. Economia, politica, organizzazione e forme della socialità, visioni della vita, sono state tutte coinvolte. Coinvolto è stata anche il sistema scolastico, soprattutto per la lunga chiusura delle scuole.

Ma accanto a tutto questo è stato inevitabilmente coinvolto il variegato sentimento nei confronti della vita e, quindi, il variegato interrogarsi sul senso di essa (si vedano i mass-media e i c.d. social). In un quadro così complesso i problemi della scuola non possono essere limitati a quelli, pur importanti, che la riguardano specificatamente in modo immediato: se e quando e come riaprire le scuole, come organizzare con una certa efficacia la didattica online, come cercare di superare le diseguaglianze che tale didattica comporta, ecc.

La presente grave crisi, infatti, fa riemergere in tutta la sua portata il problema, spesso frainteso, o trascurato, o distorto dal sistema di governo delle attività pubbliche, fondamentale dell’esperienza scolastica: perché è necessaria l’istituzione scolastica, perché è necessario il rapporto scuola-società, perché è necessario il rapporto scuola-senso della vita. Ed è proprio l’esplosione di problemi in tutti i campi del vivere umano cui si è fatto cenno che perentoriamente introduce alla comprensione di tale problema. Non solo, perché fa pure capire la gravità di tutte quelle posizioni che hanno indebolito la presenza efficace della scuola nella società e nella vita personale di ciascun cittadino. In proposito è sufficiente porsi alcune domande.

Quali presupposti si richiedono per affrontare in modo adeguato i problemi sanitari, economici, politici, sociali tipici di una emergenza come quella attuale? Si richiedono conoscenze, capacità di ricerca, capacità di elaborazione e di collegamento dei dati tratti dalla realtà, capacità di interpretazione degli effetti degli interventi effettuati, capacità di interagire ai vari livelli interumani. Si richiede, altresì, un forte impegno che non può non essere sostenuto da motivazioni che solo il possesso di valori possono alimentare. Si richiede, quindi, una classe dirigente ricca di qualità intellettuali e valoriali, nonché un apprezzabile contributo di idee e di comportamenti adeguati al raggiungimento del bene comune da parte di tutti i cittadini.

Ma la possibilità di consentire la nascita e lo sviluppo di tutti questi presupposti necessita di luoghi e modalità dove, e con le quali, vengono poste le fondamenta per crescere nella conoscenza profonda del reale, della quale il possesso dei linguaggi è una componente essenziale, nella capacità di sapere collegare qualsiasi aspetto della realtà in funzione di una visione globale e non frammentaria, nella capacità di saper penetrare nel mondo del sentire umano con la conseguente capacità di sapere valutare i valori in campo e individuarne di nuovi. Un luogo privilegiato in cui si formano tutti questi presupposti di un adeguato modo di vivere collettivo e individuale è la scuola, il cui ruolo non può non essere centrale nella vita della società.

Ad esempio, anche la recente sensibilità di alcuni relativamente ai problemi derivanti dal rapporto delle attività umana con l’ambiente e con la preservazione degli ecosistemi e delle biodiversità mette bene in luce la rilevanza di una scuola in cui si apprendono sistemi di conoscenza, conoscenze e  capacità di renderle operative. Non c’è dubbio, quindi, che un sistema scolastico che funzioni secondo la sua natura è indispensabile per la sussistenza e la crescita adeguata della specie umana. Ma va anche aggiunto che una scuola dotata dei caratteri sopra accennati è naturalmente incompatibile con qualsiasi tipo di dittatura politica e con entità in possesso di particolari poteri, che, nel tentativo di realizzare interessi di pochi, intendono imporre schemi intellettuali, profili pseudoetici e, ovviamente, comportamenti.

Infatti la scuola dovrebbe generare uomini e cittadini consapevoli e liberi, nel senso che tutto il loro mondo è il frutto di una conquista personale. Tale scuola non impone ad esempio valori, ma offre a ciascuno la possibilità di conoscerli, nonché i mezzi adeguati per costruire la propria realtà valoriale. Non è casuale, e questa è un’osservazione che non sempre viene fatta, che i valori contenuti nella prima parte della Costituzione ( i famosi diritti e principi), oltre che essere il frutto di una lunga conquista, sono tali proprio perché, lungi dall’essere insiti in un contesto di subordinazione autoritaria,  debbono essere rispettati e garantiti dall’ente sovrano, cioè dallo Stato, e perché richiedono che ciascun cittadino li riconosca come  propri e in quanto tali si batta per la loro tutela.

E’ auspicabile che gli eventi speciali di questi giorni possono stimolare e rinvigorire anche il notevole impegno, già esplicato in passato da cittadini responsabili, finalizzato a rendere la scuola sempre più all’altezza del proprio compito. Si tratta di una battaglia difficile, ma molto necessaria, considerate le deficienze del sistema scolastico accumulatosi negli ultimi decenni e i forti interessi che tendono sempre più a sminuire il carattere democratico delle istituzioni pubbliche indispensabile per tutelare il perseguimento del bene comune. Si tratta in definitiva di una battaglia contrassegnata da un carattere fortemente umanistico, necessario in un’epoca che tende a rendere sovrana la tecnologia conferendo una particolare fisionomia alla scienza.

Ma proprio perché la scienza assume sempre più un ruolo importante, si impone sempre più un visione che abbia nei valori propri dell’uomo il suo fondamento. Non è concepibile una scienza veramente autentica se non è radicata anch’essa nel complesso delle qualità che rendono l’uomo tale. E’ significativo chiudere queste riflessioni con la perentoria e molto attuale affermazione di in uomo vissuto circa duemila anni fa. Si tratta di Seneca, tra l’altro apostolo del pensiero critico, il quale, in una delle lettere indirizzate all’amico Lucilio così sentenziò ”Dunque in che cosa consiste il bene? Nella conoscenza della realtà. Il male: nell’ignoranza”.

scroll to top