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Scuola dell’infanzia obbligatoria?

Nei decenni precedenti si è sempre tentato di rendere obbligatoria la scuola dell’infanzia (bambini dai 3 ai 6 anni), almeno nel suo ultimo anno di frequenza dei piccoli, scelta che ad oggi non si è mai realizzata.

E’ di questi ultimi giorni una proposta di legge sull’obbligatorietà di quest’ordine, una conquista per la nostra società e un allineamento con altri stati europei, alcuni già in linea con l’obbligatorietà, mentre altri si stanno conformando. L’OCSE, la Comunità Europea e a livello nazionale l’INVALSI hanno evidenziato l’importanza di questo ordine di scuola per garantire il successo formativo ed esiti positivi a distanza per gli alunni.

Il dibattito apertosi, oltre le “persone di scuola”, coinvolge anche le famiglie, gli amministratori e la società in genere.

Vorrei fare alcune considerazioni in merito:

  • E’ FINALMENTE TEMPO DI PARLARE DI OBBLIGATORIETA’ DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA, non solo del suo ultimo anno, perché è tutto il percorso triennale che fa maturare le competenze che renderanno il bambino pronto per affrontare un’alfabetizzazione formale.
  • La scuola dell’infanzia si connota per una cultura pedagogica diffusa ed uno spessore etico che si realizzano nell’ attenzione verso i bambini e i loro diritti, per il curricolo orientato alla cura e all’apprendimento in continuità con il nido (vedi decreto legislativo n. 65/2017 sull’Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni) e la scuola primaria e per la professionalità dei docenti.
  • Questa scuola non è l’unico né il primo ambiente di apprendimento per il bambino, esposto precocemente ad una pluralità di esperienze e di stimoli non sempre sinergici e calibrati fra loro (vedi famiglia, nidi, sezioni primavera, anche il web).
  • E’ diffusa su tutto il territorio nazionale e i bambini dai 3 ai 6 anni la frequentano per almeno il 95%.

La scuola dell’infanzia, fin dai 3 anni è una scuola di cultura, dove i bambini incontrano i sistemi simbolico-culturali, si confrontano con i coetanei maturando competenze sociali e attivando strategie di negoziazione tra sé e gli altri, scoprono attraverso l’esperienza la realtà e maturano le competenze nel campo linguistico, matematico, sociale e creativo. E’ un luogo di accoglienza, di socializzazione, di apprendimento e di cura per la costruzione del profilo identitario infantile, dove essi possono vivere esperienze formative significative progettate e predisposte da personale qualificato in un ambiente opportunamente organizzato, dove poter sperimentare occasioni plurime di decentramento cognitivo e affettivo.

In questi giorni è stato detto che:

  • “il Governo, se si realizzasse l’obbligo, dovrebbe sostenere ulteriori costi per la istituzione di altre scuole dell’infanzia”, ma come ho già affermato precedentemente, l’offerta formativa per l’infanzia sia statale che non statale copre già adesso quasi tutta la richiesta delle famiglie e il Decreto 65 prevede finanziamenti per garantire il sistema 0-6 anni;
  • “i genitori devono essere liberi di scegliere se iscrivere o meno e quando il proprio figlio/a in una scuola dell’infanzia o di educare personalmente i piccoli fino all’obbligo a 6 anni.” Questo ordine di scuola non è “un parcheggio” a tempo per i genitori, quindi una scelta più o meno consapevole, ma è un ordine scolastico con sue finalità, obiettivi, competenze da fare maturare e le attività iniziano fin da quando il bambino ha 3 anni (anche prima con il nido) non quando i genitori lo ritengano utile. Il documento ministeriale “Indicazioni per il curricolo” definisce gli obiettivi e i traguardi di sviluppo delle competenze del bambino fin dai tre anni, pertanto il percorso deve essere continuativo, non frammentato.
  • “il bambino è piccolo, pertanto può stare a casa, poi a 6 anni andrà alla scuola primaria.” Questa affermazione ci fa capire che la scuola dell’infanzia ancora oggi non è considerata da molti “scuola” a tutti gli effetti, ma luogo di divertimento e di passatempo, non luogo di apprendimenti, di socializzazione, di cura.

E’ da sottolineare che oggi la famiglia “non sta a casa”, è impegnata, ma anche se il piccolo rimanesse fra le mura domestiche non farebbe quelle esperienze utili per la sua crescita con i compagni, con adulti diversi, con strutture organizzate per i suoi bisogni.

La scuola dell’infanzia dà supporto e forza ai genitori, ma è un’istituzione con una sua finalizzazione che la distingue dalla famiglia, luogo con una intenzionalità informale. Non si devono contrapporre o sovrapporre queste istituzioni, ma bisogna collaborare per il raggiungimento del benessere del bambino.

In molti contesti sociali la scuola dell’infanzia è indispensabile anche come fattore di prevenzione della dispersione scolastica, è un osservatorio privilegiato per rilevare eventuali difficoltà, in quanto stimola il bambino e gli dà le stesse opportunità in ogni situazione, particolarmente quando la famiglia non è presente o non ha gli strumenti culturali adeguati.  Anche il Rapporto di Autovalutazione, documento del MIUR, che ogni scuola deve compilare, pone l’attenzione agli esiti a distanza degli alunni, tenendo conto della fondamentale frequenza dei bambini nella scuola dell’infanzia

Mi auguro, pertanto, che questo ordine di scuola diventi in tempi brevi obbligatorio e finalmente assuma riconoscimento come “VERA SCUOLA” anche a livello sociale.

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