So di essere fuori dal coro, ma le recenti concessioni del governo riguardo alle riaperture mi lasciano alquanto perplesso.
Cerco di spiegarmi meglio: è giusto ed è bene la manifestazione di principio di “riaprire in sicurezza”, e sono perfettamente consapevole delle sofferenze di chi da oltre un anno si vede bloccato nella propria attività, nella propria fonte di reddito, nell’azienda in cui ha investito l’intera vita, e della conseguente urgenza che queste persone hanno di riaprire; solo mi chiedo è ragionevole e verosimile la roadmap che il governo ha prospettato o è solo un contentino dato ai politici che pressano per la riapertura immediata per mantenere o captare il consenso di queste persone?
Chiarisco che non ho una posizione ideologica al problema e ritengo stupido in questo tipo di argomenti allinearsi ideologicamente, ma la mia perplessità origina da considerazioni razionali basate su osservazioni oggettive.
Prima osservazione l’esperienza della Sardegna: quella regione prima e finora unica “zona bianca” d’Italia quindi in cui si sono sperimentate le “riaperture” in 40 giorni si è ritrovata in “zona rossa” a dimostrazione del fatto che le “chiusure” sono una valida risposta alla diffusione pandemica.
Seconda osservazione la concomitanza tra “riapertura” e rientro a scuola: la stessa roadmap che prevede le riaperture prevede anche il rientro a scuola al 100% per le scuole superiori, mentre non mi risulta che sia stato definitivamente sciolto il “nodo trasporti”; mentre le scuole dell’obbligo sono scuole di prossimità, le superiori sono strettamente connesse ai mezzi di trasporto e sia nelle grandi città che in provincia questo costituisce un elemento critico.
Terza considerazione la variante inglese: questa variante oramai diffusissima in Italia ha un elevato livello di contagiosità e soprattutto contagia anche i piccoli, situazione che rende la trasmissione più rapida e insidiosa.
Quarta considerazione l’andamento del piano vaccinale: il blocco anche se temporaneo del vaccino Johnson & Johnson contribuirà, come già accaduto con Astrazeneca ad aumentare la diffidenza e conseguente resistenza sociale alle vaccinazioni, con conseguente rallentamento del piano governativo.
Alla luce di queste considerazioni credo sia arrivato il momento di esprimere le mie perplessità:
Visto che le riaperture sono collegate alle zone gialle, ammesso che il 26 aprile diverse regioni si trovino in quelle condizioni, per quante settimane vi resteranno?
Le riaperture che a seguito di innalzamento dei contagi dovessero durare solo due o tre settimane, costituiscono un reale beneficio economico o contribuiranno ad alimentare la rabbia in chi dopo un anno ha appena riaperto con ulteriore investimento di risorse?
E’ stato saggio riaprire alla frequenza al 100% alle superiori in concomitanza con la riapertura degli esercizi di somministrazione (mantenere il 50% avrebbe consentito di verificare l’eventuale incidenza della riapertura di ristoranti e bar all’aperto sull’eventuale incremento o meno dei contagi)?
Purtroppo da decenni oramai la politica si nutre esclusivamente di slogan ed annunci, e specialmente nella nostra Italia spesso si trattano i cittadini come bambini cui non dire tutta la verità, meglio assecondare le pur legittime ma poco realizzabili aspirazioni…
Vito Piruzza