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Scuola: le riforme rivoluzionarie

Non c’è Ministro dell’Istruzione in Italia che non voglia entrare nella storia con una sua riforma. Eppure, negli ultimi decenni nessun Ministro ha affrontato un problema tanto banale quanto rivoluzionario: quello di far funzionare in modo ordinato la scuola nella sua quotidianità.

La scuola ha bisogno di essere messa nelle condizioni di poter esplicare al meglio il proprio compito, che è quello di favorire i processi di apprendimento e di socializzazione; la scuola chiede di essere lasciata in pace. La struttura burocratica e amministrativa dovrebbe essere a supporto del servizio scolastico. Sul piano politico-amministrativo dovrebbero essere messi in atto alcuni fondamentali e imprescindibili interventi:

  • Un avvio ordinato dell’anno scolastico garantendo la presenza dei docenti fin dal primo giorno di scuola, anche rivedendo profondamente i meccanismi di nomina dei docenti.
  • Edifici adeguati e in sicurezza per esplicare al meglio il servizio scolastico, adeguando la spesa per l’istruzione a quella dei Paesi europei più avanzati (attualmente l’Italia spende circa 15 miliardi di euro in meno in questo campo).
  • Deburocratizzazione della didattica: il compito principale dei docenti è quello di fare in modo che gli alunni raggiungano i migliori risultati possibili, non quello di riempire moduli, schemi, report ecc., ancorché informatizzati. Occorre smetterla con le continue azioni di stalking burocratico e normativo. Cosa c’entra la scuola con le vaccinazioni degli alunni, con l’obbligo di consumare o non consumare il pasto a scuola, con i piani anticorruzione? La scuola deve produrre apprendimento, senso critico, sviluppo sociale. Questo è il suo compito: le energie e le attenzioni di docenti e dirigenti vanno indirizzate in questa direzione; altri soggetti istituzionali si occuperanno degli aspetti collaterali.
  • Docenti professionalmente preparati e adeguatamente retribuiti. La scuola deve attirare le migliori intelligenze del Paese, non essere una soluzione di ripiego per chi non trova un’occupazione più prestigiosa. Fare l’insegnante non deve essere considerata una missione, ma un privilegio. Se non si assume consapevolezza del ruolo cruciale svolto dai docenti nel processo di crescita delle giovani generazioni, si ipoteca in senso negativo il futuro stesso del Paese. L’Italia può stare al passo con altri Paesi più ricchi sul piano delle materie prime e delle risorse naturali se dispiega il suo know-how nella trasformazione di queste materie prime. Tutto ciò richiede conoscenze, competenze, capacità tecniche e ideative, e dunque un servizio scolastico di qualità.

All’orizzonte non c’è Ministro che abbia consapevolezza di questi problemi. E dunque, come recita Franco Battiato, “la primavera tarda ad arrivare…”.

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