Noi in Sicilia li chiamiamo deputati, mentre quelli delle altre Regioni li chiamano semplicemente consiglieri. E in quanto deputati è d’obbligo associargli l’attributo di onorevoli, cioè degni di onore, che godono di alta reputazione ecc. E bisogna aggiungere che il titolo spetta di diritto ai membri del Parlamento, deputati e senatori; E pure, quindi, ai componenti eletti dell’Assemblea Regionale Siciliana. E però. E però non possiamo dire, noi siciliani, che i rappresentanti nostri, quelli che abbiamo eletto all’A. R. S., siano tutti meritevoli di alta reputazione, della più alta stima tra i tanti cittadini elettori.
E come potremmo esserne fieri se quelli che abbiamo scelto il 5 novembre 2017 in numero di 70 (e non più 90 come nelle precedenti legislature) ci stanno già offrendo uno spettacolo a dir poco desolante: ancora non siamo a metà legislatura e ben 14 di essi, il 20%, hanno a che fare con la Giustizia, chi in qualità di indagati, chi rinviato a giudizio, chi addirittura già condannato. Per reati o ipotesi di reato che hanno a che fare col mandato loro conferito da noi elettori, cioè la cura degli interessi della cittadinanza, la promozione del bene comune.Spero non se l’abbiano a male i nostri “iblei”, cioè Giorgio Assenza, Stefania Campo, Nello Di Pasquale, non è a loro che alludo; anzi mi domando se non provino un po’ di disagio in tale contesto.
Non mi si venga a dire che finché non c’è una condanna, per giunta definitiva, sono da considerare innocenti; sul piano strettamente giuridico è così. Ma qui si tratta di politica e in quanto la mettiamo su questo piano come possiamo continuare a considerare onorevoli, degni della più alta stima, così tante persone da noi scelte per occupare una poltrona a Palazzo e quindi meritevoli, per l’alta e impegnativa funzione che svolgono o, meglio, che dovrebbero svolgere, delle indennità di carica che si aggirano sui 20.000€ al mese…
I reati loro contestati vanno dal falso in atti pubblici all’appropriazione indebita, dalla corruzione al voto di scambio, alla truffa, ma l’elenco è ben più lungo. Tutto questo accade a Palermo nel silenzio del presidente Musumeci, che non muove un dito se circa metà dei suoi assessori è sotto indagine. Ma altrettanto clamoroso è il silenzio dei partiti che hanno rappresentanti eletti all’ARS. Già, ma come possono parlare e a nome di chi se nel loro interno, in quasi tutti i gruppi parlamentari vige il sistema delle porte girevoli. Un sistema per cui, quando meno te l’aspetti il tuo rappresentante, quello che hai votato e ha conquistato un seggio nel parlamentino regionale, cambia casacca e si iscrive a un altro gruppo e addio al partito di provenienza.
Ora io mi domando e domando a voi tre o quattro lettori che avete la pazienza di leggermi: ma come li scegliamo i nostri rappresentanti? E ammesso che noi quattro o cinque elettori abbiamo votato con scienza e coscienza: come votano i nostri amici, i nostri conoscenti, la nostra parrucchiera,il nostro idraulico, gli addetti all’igiene pubblica, i tanti solerti e bravi operatori della sanità. Con quale criterio vanno a scegliere chi preferire, il giorno delle elezioni i giovani, i disoccupati, la casalinga di Canicattì o quella del quartiere Librino a Catania?
Ma ci rendiamo veramente conto di chi mandiamo a governarci, a studiare, elaborare, dibattere e alla fine approvare provvedimenti destinati ad affrontare e, se possibile risolvere, i tanti gravi problemi che affliggono la cosa pubblica in Sicilia?