Pubblichiamo, mantenendo lo stile narrativo della conferenze, la trascrizione dell’ intervento di Tonino Solarino nell’incontro organizzato dall’ associazione italiana maestri cattolici, dall’AMMI donne per la salute, dal Centro Italiano Femminile, dalla FIDAPA, da Inner Wheel.
GIORGIO LA PIRA , UN UOMO TRA CIELO E TERRA
Grazie per l’invito e la stima sottostante ad esso. E’ bello ritrovare tanti di voi con cui abbiamo condiviso sogni, progetti, amicizia. Non la pretesa di dirvi nulla di nuovo e originale su La Pira, ma è bello poter condividere con voi un tributo di gratitudine.
Mi ha fatto conoscere e amare Giorgio La Pira il prof. Angelo Scivoletto. Era stato suo allievo. Mi raccontava che il professore, spesso, iniziava i suoi comizi con “fratelli e sorelle sia lodato Gesu’ Cristo”. Non so che effetto mi avrebbe fatto sentirmi salutare così. Forse avrei provato un po’ di disagio o forse invidia per tanta audacia. Quello che capisco è che, in questo saluto, c’è l’ identità e l’orizzonte di senso del “sindaco santo”: la sua spiritualità, la sua laicità, il suo impegno per un mondo fraterno.
Radicalmente credente e radicalmente laico
La Pira non è un bigotto, ma profondamente e radicalmente credente e profondamente e radicalmente laico. E’ un uomo tra cielo e terra! Le sue uniche “tessere politiche” sono: il battesimo; la sua consacrazione alla causa della pace nella festa dell’epifania del 1951; la sua fedeltà ai poveri con cui condivideva la celebrazione eucaristica, prima a san Procolo e poi alla Badia. Sentite come La Pira motiva la messa dei poveri: “ nacque dal bisogno di “sborghesimento” del nostro cristianesimo e ci furono da sprone le parole misteriose di quella parabola “andate per i crocicchi e chiamate quanti trovate, poveri, ciechi, storpi, zoppi e conduceteli affinché si riempia la mia casa .…Prendemmo il vangelo alla lettera andammo al dormitorio pubblico e negli altri crocicchi a cercare gli amici che cercavamo…vinte le difficoltà iniziali il nostro progetto divenne realtà…Una domenica di primavera del 1934 una quarantina di poveri -gli ultimi davvero- erano venuti per partecipare alla S. Messa. Alla fine della celebrazione fu portata all’altare una cesta di pane fresco. Quel pane fu benedetto, fu recitato un Padre Nostro e fu ordinatamente distribuito. …Dal 1942 la folla divenne così tanta da rendere necessario l’uso di una chiesa più grande”.
La Pira era laico e credente: pregava con il vangelo e il mappamondo e raccomandava ai giovani di fare la stessa cosa. Definiva la politica l’attività umana più alta dopo quella dell’unione intima con Dio. Era un credente, ma così laico che viene invitato in Russia a parlare al soviet supremo, cuore del comunismo ateo e materialista. Conservo ancora le sue parole, pronunciate in quel celebre discorso. Da sindaco le tenevo sul tavolo. Parole intense che ci ricordano la missione della politica: “dare ai popoli la pace; fecondare i campi; aprire officine, scuole , ospedali; costruire case; far fiorire le arti e i giardini; costruire chiese e cattedrali….”
Sulla laicità di La Pira si potrebbero scrivere tante testimonianze. Mi piace riportare ancora una volta un frammento di un suo discorso: “il nostro obiettivo non è convertire qualcuno, ma creare la condizione delle convivenze tra diversi”. Che concezione alta e nobile di laicità: imparare a sentirsi uguali tra diversi. Non togliersi mai la parola per nessuna ragione al mondo. Che differenza con la versione misera che contrappone laico a clericale. La laicità per La Pira non è fare proselitismo, non è attaccare la religiosità o le culture politiche altrui, ma costruire ponti senza oscurare la propria identità perché rivelare con chiarezza i propri valori è una forma di rispetto dell’interlocutore, oltre che di sé stessi.
Fratelli tutti
La Pira ha dedicato la sua vita alla pace e alla fraternità tra le persone, le città, il nord e il sud, l’est e l’ovest, le religioni. Oggi, con alle spalle il concilio vaticano II, la fraternità ecumenica, interreligiosa, interculturale è un valore che possiamo comprendere un po’ di più, ma se consideriamo che La Pira opera con largo anticipo rispetto al Concilio le sue iniziative hanno il sapore della profezia. Esprimono la grande capacità di leggere la storia e di elaborare una “teologia dei segni dei tempi”. Basti solo pensare che nell’ambito dei “colloqui mediterranei” nel 1958 La Pira si fa promotore di far incontrare “ i figli di Abramo” e che nel 1961 pone il tema della centralità del continente africano e della necessità di riconoscere e favorire il protagonismo dei popoli di quel continente.
La Pira intuiva quanto la rivoluzione francese fosse monca senza la fraternità. Perché la libertà senza uguaglianza e fraternità diventa libero arbitrio e alimenta ingiustizie e perché l’uguaglianza senza libertà e fraternità diventa appiattimento mortificando l’originalità e la dignità della persona. E’ la tragica lezione che abbiamo appreso, con la storia del comunismo, con la libertà soffocata sull’altare dell’uguaglianza ed è la tragica lezione che oggi stentiamo ad apprendere con il trionfo del modello capitalista dove sull’altare della libertà si stanno calpestando la giustizia e la dignità della persone, dove i ricchi sono sempre più ricchi e gli altri stentano a sopravvivere.
Visione e realismo
La Pira credente e laico, come tutte le grandi personalità, vive radicalmente un valore non trascurando di vivere con la stessa radicalità il valore opposto. Da appassionato di filosofia, conosceva l’affermazione di Pascal: “quando si vive radicalmente una virtù senza vivere con la stessa radicalità la virtù opposta abbiamo un discendere e non un ascendere…” Da terziario francescano, (oltre che terziario domenicano) conosceva le “lodi alle virtù” di San Francesco dove il sapiente di Assisi prega che ogni virtù sia salvata dalla virtù opposta.
La Pira ha visione e capacità di realizzazione. Scriveva in una sua poesia giovanile Karol Wojtyla che “la sofferenza dell’uomo nasce dalla mancanza di visione.” Quanto è vero in questo tempo disorientato. Quanto è vero in un contesto di presentismo, di libido per i sondaggi. Quanto manca oggi alla politica, travolta quotidianamente da tempeste improvvise di opinioni, che il giorno dopo ritornano nell’oblio, una ricerca sofferta di una visione. Quanto mancano quelli che Berlinguer definiva “i pensieri lunghi.” Quanto siamo vittime di coazioni ripetitive a ragionare sull’oggi senza collegare l’oggi al domani! Quanto l’ossessione per i sondaggi, l’incapacità di visione, l’uso di slogan e di frasi ad effetto per sollecitare gli umori delle persone alimenta il populismo facendo perdere di vista il bene comune e il futuro delle prossime generazioni!
L’attuale degrado della politica è anche conseguenza di questa assenza di visione e della frattura tra politica e cultura. La Pira crede che politica e cultura siano inseparabili, che i cambiamenti si facciano studiando e coerentemente, da sindaco, fa costruire a Firenze 17 nuovi edifici scolastici.
Per inciso, fa riflettere quanto sia trascurata e marginale la “carità in grande “ : quella politica e culturale. Non solo dai partiti, ma anche dalla chiesa …
Il padre costituente e il sindaco
La visione, la profezia ha bisogno di buona gestione e di buona amministrazione. Per La Pira “il pane è sacro, il lavoro è sacro , la casa è sacra, la salute e la sanità pubblica sono sacre, la scuola pubblica è sacra, l’acqua pubblica è sacra, le spiagge pubbliche sono sacre,” ecc. Una lezione che anche gran parte della sinistra di questo paese ha trascurato perché è apparsa concentrata sui cosiddetti diritti civili dimenticando che senza diritti sociali quelli civili diventano un lusso per benestanti.
La sacralità dei beni comuni, la centralità del lavoro e della giustizia, l’indipendenza nei rapporti tra stato e chiesa, il riconoscimento della libertà religiosa sono alcuni dei contributi del padre costituente Giorgio La Pira Ma i valori della costituzione hanno bisogno di essere realizzati e non solo proclamati.Nel sottosegretario al lavoro e nel sindaco, ancora di più, conosciamo il politico e l’amministratore che realizza la visione.
Due vicende esemplari: lotta per la casa e per il lavoro
Sulla sacralità della casa e sulla sacralità del lavoro vediamo all’opera l’audacia, la competenza giuridica, ma anche la furbizia realistica di La Pira.
Il candido la Pira è capace di astuzia realistica. Già nella discussione per la costituzione questa furbizia si rivela nelle trattative. La Pira voleva che nella costituzione fosse previsto il radicamento in Dio, cosa che chiaramente nel confronto con Togliatti sarebbe stato impensabile…La rinuncia di La Pira gli dà poi più forza nella stesura dell’articolo 7 e dell’art. 8 della costituzione. Il sette che regola i rapporti tra stato e chiesa cattolica e ne salvaguarda l’ indipendenza; l’otto che riconosce pari dignità a tutte le religioni diverse dalla cattolica.
L’impegno per dare una casa a chi non ce l’ha
Ma l’audacia, la competenza e la furbizia realistica di La Pira la vediamo tutta nella sua battaglia per dare una casa ai suoi cittadini realizzando così l’uguaglianza dei diritti previsti dall’art. 3 della costituzione. Non solo con La Pira viene approvato un piano regolatore di Firenze che ha risparmiato la città dallo scempio edilizio. Non solo La Pira ha un ruolo attivo nel piano casa di Fanfani del 1949, ma realizza la città satellite dell’ Isolotto che è un modello architettonico di pregio e di città moderna e inclusiva e vara un programma di edilizia per le “ case minime”.
La vicenda esemplare della sua lotta per il diritto alla casa è quella contro gli sfratti. Per contrastare l’aumento dei senza casa La Pira chiede ai proprietari di case sfitte di affittare le loro case vuote al comune. Al rifiuto opposto dai proprietari ordina l’esproprio ripescando una legge di un secolo prima ancora in vigore che permetteva ai sindaci di requisire in caso di problemi di ordine pubblico. La Pira finisce nell’occhio del ciclone. Viene travolto dalle denunce e attaccato sui grandi quotidiani. Viene definito: “comunistello di sagrestia, banditore carismatico, pesciolino rosso nell’acquasantiera”…
“Questo è cristianesimo e non comunismo” andava ripetendo ai numerosi detrattori dentro il suo partito e dentro la chiesa. In una lettera aperta La Pira scrive : “ devo lasciarmi impaurire da queste denunce che non hanno nessun fondamento giuridico – ne tantomeno morale- o devo continuare a difendere come posso – anzi con ancora più forza- la povera gente senza casa e senza lavoro? Un sindaco che, per paura dei ricchi e dei potenti, abbandona i poveri, i disoccupati, gli sfrattati è come un pastore che per paura del lupo abbandona il suo gregge”.
L’impegno per la lotta alla disoccupazione
La vicenda della fabbrica del Pignone è esemplare della lotta di La Pira per il lavoro. Il Pignone è una fabbrica importante con quasi 1400 persone con un indotto altrettanto importante che occupava altre migliaia di operai. La sua chiusura sarebbe stata per Firenze un disastro. La Pira chiede al proprietario del Pignone, il conte Marinotti, di bloccare i licenziamenti e di riceverlo con una delegazione. Al rifiuto della richiesta non esita a schierarsi con gli operai: partecipa attivamente alla occupazione della fabbrica., fa autorizzare la Messa nella fabbrica. Ancora una volta l’occupazione della fabbrica lo mette contro tanti: la confindustria, gli stessi sindacati che forse hanno paura di essere scavalcati, i grandi giornali, membri autorevoli della chiesa, esponenti autorevoli del suo partito.
Al comunista Piccioni, suo avversario per la candidatura a sindaco scrive: “mettetevi dal punto di vista di Dio , cosa si attende? … penso che Dio si attenda un immediato soccorso ai poveri perché solo così si rinsaldano le istituzioni democratiche.
Al suo amico Fanfani, che lo invitava da sindaco a rispettare le norme valide per tutti i sindaci, risponde: “prima di essere un sindaco sono un testimone del vangelo, figurati se posso rinunciare alla giustizia per seguire alla lettera le leggi e poi quali leggi?
La Pira grazie anche alla sua amicizia con Mattei, con cui condivide una visione positiva delle imprese pubbliche, riesce a salvare 900 posti di lavoro con la nuova Pignone controllata dall’ Eni . Non è una vittoria totale, ma è una vittoria. Pensate che La Pira scrive a Mattei che è stato lo Spirito Santo a suggerirgli che fosse l’Eni a subentrare nella gestione del Pignone: delirio o santità?!
E anche qui a margine permettetemi di dire che una riflessione su nuovi modelli economici sostenuti da risorse pubbliche dello stato è urgente e indifferibile. A maggior ragione nel contesto attuale in cui, dopo il crollo del muro di Berlino, è rimasto in piede il pensiero unico , il modello totalizzante turbo capitalista che sta sempre più concentrando la ricchezza nelle mani di pochi sulla pelle dei popoli.
Una riflessione conclusiva
La Pira è un gigante che fa risaltare ancora di più la desolazione del panorama politico di oggi abitato da troppi nani e avventurieri. Ogni cosa che possiamo dire di un “ gigante” è sempre piccola e parziale. Certamente da consacrato alla causa della pace ha evitato fratture e ha ricucito fratture.
L’augurio che faccio a me e a tutti noi è che La Pira cresca dentro di noi in questo tempo di lacerazioni, di conflitti, di marginalità dei poveri. In questo tempo, di religione dell’io e di deriva narcisistica, abbiamo bisogno di mediatori, di pontieri relazionali, di imparare il pronome noi. Un noi che non escluda , che non sia contro, che non deresponsabilizzi, che non calpesti nessuna coscienza, che non zittisca nessuna voce e nessun dissenso.
La Pira è non un uomo da consegnare alla storia o all’altare. Il suo impegno per costruire una civiltà ecumenica , una civiltà delle relazioni, in questa globalizzazione tutta giocata sulla competizione e sulla contrapposizione, è quanto mai attuale e abbiamo bisogno che cresca in noi .
Ho avuto il privilegio di visitare i luoghi di La Pira: la sua casa di nascita, la fonte battesimale, il tavolo (dove con Dossetti, Fanfani, Gunnella, Moro, Lazzati scrivevano bozze della costituzione) , la sua cella( che considerava l’unica sua casa) e la sua tomba nella chiesa di san Marco a Firenze.
Quando fu, inizialmente, seppellito nel cimitero di Rifredi alcuni giovani italiani, israeliani e palestinesi deposero sulla tomba la scritta “shalom, salam, pace”. Che tristezza quest’ anno celebrare la pasqua cattolica, la pasqua ortodossa, la pasqua ebraica e la fine del ramadan senza pace.
Si, abbiamo bisogno che La Pira cresca dentro di noi. Abbiamo bisogno di politici, di intellettuali , di uomini di buona volontà, di operatori di pace con il cuore in cielo e l’impegno nella storia per ricucire fratture. Chiamarci allora cari sorelle e cari fratelli non ci creerà imbarazzo o pudore e ci renderà audaci.
Tonino Solarino