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I valori del settore zootecnico in Provincia di Ragusa. “3500 occupati” e tanto altro…

Con questo articolo voglio evidenziare il “Valore”, che rappresenta la zootecnia da latte per la provincia di Ragusa. Settore, spesso, poco considerato, se non addirittura banalizzato, la zootecnia da latte per il territorio Ibleo è stato da sempre fonte di ricchezza economica, sociale ed ambientale. Come lo è tuttora per le considerazioni e i dati che di seguito riporto.

VALORE OCCUPAZIONALE: nella provincia di Ragusa sono censite oltre 700 aziende zootecniche produttrici di latte con un’occupazione diretta stimata di circa 2.500 addetti. L’indotto fatto di (magnifici, aziende per la vendita di prodotti per l’agricoltura, veterinari, trasportatori, caseifici, ecc..) occupa almeno altri 1000 addetti. Quindi siamo a un totale di circa 3500 occupati.

VALORE ECONOMICO: Nel 2019, in Sicilia, sono stati prodotti e commercializzati circa 180 milioni di litri di latte, di questi ben 130 milioni nella sola provincia di Ragusa. Un valore di fatturato alla stalla di circa 63 milioni di euro, dei quali ben 45,5 milioni di euro prodotti in provincia di Ragusa. Una parte rilevante di questo latte viene trasformato da seguenti caseifici con stabilimenti in provincia di Ragusa: Lactalis – Parmalat, Zappalà, Natura e Qualità – Ragusa Latte, Latterie Riunite, Iblealat, Caseificio Madonna delle Grazie e altri caseifici minori. Complessivamente questi caseifici fatturano circa 60/70 milioni di euro di prodotti caseari. Contribuendo alla creazione di valore e occupazione nel nostro territorio.

VALORE DELLA SICUREZZA: l’allevatore è l’unico agricoltore che vive 365 giorni l’anno in campagna, quindi presidia il territorio e la salvaguardia da infiltrazioni malavitosi. La rete di protezione sociale tra gli operatori del settore è talmente forte che consente di segnalare subito eventuali malintenzionati che si aggirano per le nostre campagne alle forze dell’ordine.

VALORE AMBIENTALE: anche se gli allevamenti semi intensivi necessitano di impianti di smaltimento che alcuni hanno attivato e stanno attivando, con la produzione virtuosa di biogas), la presenza di masserie nelle campagne iblee danno al territorio ibleo un fascino unico. Dai tipici “muri a secco”, realizzati per delimitare le proprietà ed ammassare le pietre tolte dal terreno per renderlo adatto alla semina, ai terrazzamenti delle colline in cosiddette “lenze”, fino alla piantumazione di alberi di carrube, olive e mandorle. Questi alberi, molto presenti nelle nostre campagne, non sono stati piantati a caso, ma scelte in quanto possono coesistere con gli allevamenti, consentendo, tra l’altro, una integrazione del reddito degli allevatori.

VALORE DI INTEGRAZIONE: dei 2500 addetti nelle aziende zootecniche della nostra provincia circa 1000 sono extra comunitari. Sono la schiena dorsale della manodopera impiegata nella nostra zootecnia. Forse senza di loro la nostra zootecnia non esisterebbe più. Hanno sostituito i famosi “garzoni” degli anni 60. Vivono direttamente nelle aziende, in alloggi messi a disposizione dagli allevatori, molti con la propria famiglia, e svolgono un lavoro prezioso per 12 mesi l’anno. Anche se poco conosciuto, sono l’esempio tangibile di una integrazione silenziosa e sana, che, purtroppo, non viene da nessuno o da pochissimi portata a “valore sociale”.

MODELLO DI EFFICIENZA GESTIONALE: le aziende zootecniche del settore lattiero caseario, per funzionare bene, devono avere una grande efficienza gestionale. Ogni giorno gestire, nella singola azienda, dai 100 ai 600 capi di bestiame in maniera efficiente, produttivo e profittevole, non è cosa semplice. Provate a fare il confronto, con l’impegno che richiede 1 solo animale domestico a casa. Oggi, anche in provincia di Ragusa, ci sono aziende zootecniche che fanno 3 mungiture, di 4 ore ognuna, nelle 24 ore. In una giornata solo 12 ore occorrono per la mungitura. Se consideriamo i parti, l’inseminazione, la cura delle normali malattie, l’alimentazione, la pulitura delle stalle, le manutenzioni ordinarie e straordinarie di tutta l’azienda e dei macchinari impiegati, i lavori stagionali della campagna, la gestione del personale, gli ingenti investimenti di capitale. Ci rendiamo conto che oggi per fare l’Imprenditore Agricolo nel settore zootecnico, ex “Massaro” ci vogliono dote e capacità derivanti da studi universitari e/o da forte esperienza sul campo ed intuito imprenditoriale.

LE PROSPETTIVE DEL SETTORE. Se in Sicilia, siamo considerati “l’isolo nell’isola” molto lo dobbiamo agli imprenditori del settore zootecnico che operano nella nostra provincia e nel territorio degli iblei. Non solo per quello che fanno ma per la cultura imprenditoriale che hanno traslato negli altri settori. Nonostante alcune aziende sono state sottoposte, negli ultimi anni, ad un processo di disgregazione e di espulsione, in quanto poco redditizie (a causa degli elevati costi di produzione e di gestione) nelle quali la dimensione ridotta non consente l’adozione di tecniche di produzione avanzate (sostenibili dal punto di vista ambientale, rispettose della normativa sulla sicurezza alimentare e sul benessere degli animali) in maniera economicamente conveniente, il settore tiene e si sta rinnovando. Il ricambio generazionale, l’incremento delle dimensioni aziendali, unitamente all’introduzione di competenze e alla ristrutturazione delle aziende ci fa ben sperare che il settore continuerà ad essere un valore per il nostro territorio.

Un esempio importante per il territorio è quello che sta facendo la cooperativa Progetto Natura di Ragusa, società a proprietà diffusa, con sede a Ragusa, che opera nel Settore Lattiero Caseario, ed aggrega 248 soci allevatori dislocati nel territorio della provincia di Ragusa e nelle altre province siciliane. La Cooperativa effettua la raccolta del 25% di latte convenzionale, latte da filiera controllata e bio siciliano. Il latte conferito viene portato presso il centro di raccolta di proprietà, sito nella zona industriale di Ragusa, dove viene controllato e smistato per le varie destinazioni. La Progetto Natura è la più grande e l’unica filiera del latte siciliano. I Maggiori clienti della Progetto Natura sono il gruppo Lactalis/Parmalat (latte Sole) e la collegata Natura e Qualità/Ragusa Latte.

I soci della cooperativa, negli ultimi anni hanno prestato grande attenzione al benessere degli animali, la maggior parte, infatti, detengono la certificazione per il rispetto del benessere animale (CREMBA).

La cooperativa sta fortemente promovendo la commercializzazione di prodotti tipici e tradizionali tra cui il “Ragusano DOP”, con il marchio “Ragusa Latte”. Il legame con il territorio, il rispetto delle tradizioni, fanno sì che ogni prodotto nasce esclusivamente da latte di qualità, proveniente dagli Altipiani Iblei e quindi dalle aziende dei produttori del territorio locale.

Pur essendo un’impresa abbastanza difficile, in un momento in cui la competizione dei prezzi impera sempre più sul mercato sia locale che nazionale, produrre e trasformare latte di qualità siciliano, è un obiettivo che gli operatori del settore devono darsi per la salvaguardia del patrimonio zootecnico del territorio, e trattenere localmente il valore aggiunto.

Se vogliamo mantenere e salvaguardare i grandi valori del settore zootecnico ibleo, la cosiddetta “Società Civile” ragusana, unitamente alle Istituzioni, alla politica e alle forze sociali, dovrebbe averne contezza e supportare il settore con provvedimenti agevolativi e perché no consumando “latte e prodotti caseari locali”. A partire dal “Ragusano DOP”, prodotto che nasce da latte di qualità, proveniente esclusivamente dagli Altipiani Iblei e quindi dalle aziende dei produttori del territorio locale. Negli anni settanta, in provincia di Ragusa, ogni 10 kg di formaggio stagionato consumato 9 kg era formaggio Ragusano e solo 1 kg Parmigiano/Grana. Nel 2020, ogni 10 kg di formaggio consumato 9,5 kg sono Parmigiano/Grana e solo 0,5 kg formaggio Ragusano. Tantissimi sono le motivazioni che hanno cambiato il comportamento dei consumatori ragusani, che non sto qui ad esaminarli, ma resta il triste dato che dobbiamo e possiamo invertire con una nuova politica di valorizzazione dei prodotti locali.

Giorgio Ragusa

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