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Che Italia vogliamo?

Il caso Pozzolo ha portato alla ribalta un problema non nuovo, che anzi da anni crea dibattito nel nostro Paese.

La leader di Fratelli d’Italia nell’intervista fiume di inizio anno ha annunciato la sospensione del parlamentare dal partito nell’attesa che si pronuncino i “probi viri” cui è stato deferito, soluzione quasi obbligata dal chiasso mediatico che ha generato la vicenda, ma questo riguarda solamente l’eventuale leggerezza del deputato nel gestire l’arma che portava con se, a mio modesto avviso il problema è molto più ampio e soprattutto è di ordine culturale.

Per esempio: il parlamentare europeo Pietro Fiocchi ha fatto gli auguri di Natale facendosi ritrarre vicino ad un albero di natale addobbato con cartucce; gli auguri non erano fatti dall’imprenditore Fiocchi, tanto è vero che nel manifesto risultano evidenti il logo del partito Fratelli d’Italia e del gruppo parlamentare dei conservatori al Parlamento Europeo, per altro la fabbrica di munizioni fondata dalla sua famiglia adesso è sotto il controllo di una società estera; ebbene non risulta che ci sia stata alcuna presa di distanza del partito da una iniziativa quantomeno discutibile, quella di accostare il Natale, ricorrenza di un Dio che si è fatto uomo per diffondere il comandamento dell’Amore, alle armi da fuoco.  

Ma anche questo è un episodio. Se però andiamo a iscrivere questi recenti episodi nell’azione politica della destra vediamo che dalla proposta poi ritirata del porto d’armi ai sedicenni, alla legittimazione, ancora in itinere, delle forze dell’ordine ad acquistare e portare senza bisogno di autorizzazione armi non di ordinanza quando non sono in servizio, alle diverse modifiche già attuate alla normativa sulla legittima difesa e quelle che continuano ad essere proposte, nonché le prese di posizione di qualche autorevole politico, in contrasto a sentenze della magistratura, a difesa di persone condannate per avere ucciso rapinatori già in fuga  costituiscono tutti punti che, in un ideale passatempo enigmistico, uniti fra di loro come ne “la pista cifrata”, danno alla fine il disegno di una società “americanizzata”, improntata alla difesa “fai da te”.

Ma noi Italiani, davvero vogliamo che l’Italia si orienti verso quel modello sociale? Finora il modello che affida l’esclusiva della tutela dell’ordine pubblico allo Stato ci ha fatto vivere in una società più sicura e meno violenta di quelle che adottano altri modelli, siamo sicuri di voler cambiare?

P.S. Come è evidente non sono voluto entrare nel merito della vicenda Pozzolo perché lo considero solo un episodio rivelatore di un modello culturale più ampio, ma un elemento di attenzione passato inosservato in questa vicenda (e che secondo me invece è un ulteriore indizio di un fenomeno più ampio) è stata la non tempestività della denuncia da parte della vittima che ha candidamente dichiarato in un’intervista di non aver denunciato prima “perché io sono un semplice operaio e lui invece è un politico” che la dice lunga sul rapporto cittadino/potere in questo momento nel nostro Paese.

Bancario, Giornalista Pubblicista.

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