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Vivere il silenzio

In questi giorni di isolamento, di angoscia, di informazioni, di panico, un linguaggio è diventato corrente nella nostra vita: distanziamento, sanificazione, intubazione, cremazione, terapia intensiva, isolamento.

L’isolamento spesso é accompagnato dal silenzio: amato o odiato! Come afferma il filosofo Duccio Demetrio, il silenzio reca in sé significati contraddittori, crea effetti piacevoli o sgraditi.

Con l’aiuto di sinonimi lo connotiamo: calma, serenità, pace interiore. Ma anche: apprensione, incomunicabilità, indifferenza, ansia, oblio. Cerchiamo quale posto occupa nella vita di ognuno. Sempre afferma Demetrio, “il silenzio é alla ricerca di un linguaggio e di una grammatica biunivoca”.

Per definirlo bisogna viverlo, solo così ne scopriamo gli aspetti. Se viviamo il silenzio con consapevolezza diventa argomento di analisi. Quando si avvicina risveglia il pensiero. Se provoca spaesamento, angoscia si cerca di estinguere la sua presenza. Le persone silenti lo cercano, come occasione alla concentrazione, all’osservazione, all’ascolto. Diventa un bisogno. Nel silenzio i sensi ri-conquistano intensità. Il silenzio diventa incontro utile a capire chi siamo, un filo conduttore della propria vita. Col silenzio si ri-scoprono i silenzi delle cose quotidiane. Il silenzio sviluppa il pensiero, che fa nascere il linguaggio.

Le parole traducono e danno concretezza alle sensazioni che apparivano addormentate col frastuono dentro e fuori di noi. La memoria, col silenzio, si sofferma sui vuoti, sulle circostanze nelle quali la voce è stata soffocata da esperienze cruciali rimaste chiuse in un silenzio obbligato o scelto.

Il silenzio che diviene linguaggio aiuta a parlare di processi atti ad essere rappresentati, non solo con la scrittura, ma anche con altre forme simboliche. I linguaggi che danno voce al silenzio creano una memoria più durevole e danno visibilità ai sensi. Il silenzio accettato e coltivato, guida in un mondo senza linea di confine, affina abilità mentali, aiuta a superare angosce, paure, ansie, difficoltà relazionali. Se coltivato sviluppa contemplazione, osservazione del mondo e degli altri, dà origine all’empatia e alla solidarietà.

Dora Spataro,
Insegnante in pensione

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