Gennaio 2020, primi giorni, freddissimi. Faccio il verso alla track 8 del datato album omonimo degli ANATHEMA (2001) perché, come succede a tutti, credo, la colonna musicale della vita è il risultato di momenti belli o brutti, comunque non indifferenti, che sono legati a note o motivi che marcano indelebilmente a fuoco la memoria, o viceversa, eventi nuovi che ti “linkano” a musiche o testi del tuo patrimonio culturale e d’affetti.
Ed in effetti è stato proprio il viceversa per me. Questa giornata fredda ma luminosissima in una atmosfera limpida, pulita e rarefatta, per dirla col meteorologo, presenza di alta pressione, mi porta naturalmente a pensare al titolo degli Anathema. Già, proprio una bella giornata per andarsene. Per “uscire”, letteralmente.
Che poi volendo forzare il discorso, per chi se ne va, un giorno o l’altro è proprio la stessa cosa. Si va in Paradiso o all’Inferno, oppure si approda in un altro degli infiniti Universi pensati nella teoria del Multiverso dal genio di Stephen Hawking (pace all’anima sua, Matt Groening lo ha fatto comparire pure nei Simpson), oppure semplicemente si spegne la luce e basta. Questo giorno, chi “esce”, lo lascia sul Pianeta Terra, non è più un suo problema.
Il problema della vita, di restare “dentro” la vita, è di tutti gli altri. Famiglia, parenti, amici, semplici conoscenti, con tutte le varie gradazioni e sfumature di dolore per il distacco, tutte queste tipologie di umanità hanno il problema di affrontare la nuova situazione nel nuovo giorno. Ed allora si percepisce che il sole mitiga, solo in parte ed in modalità differenti per ognuno, le proprie paure, i propri fantasmi e la propria disperazione, ma se c’è il sole allora magari risulta “a fine day to exit”.
E. eri una gran bella persona. Non dico nulla di nuovo io, è stato evidente. E te ne sei andato proprio in una bella giornata per andarsene. Perlomeno per me, per come io ho sentito quella giornata, certo non per te, che non l’hai vista quella giornata. Ed è stato bello annusare attorno, nei paraggi, nei pressi della casa che hai lasciato, l’eredità di affetti che impone che la vita prosegua. Nella figura forte, benché ferita a morte, di tua moglie, nelle facce irrigidite (ma che sorrideranno più in là, metabolizzato il lutto) dei tuoi figli, tua stampa fotocopiata, e nello stupito sgomento di tutti gli altri. Perché non esiste spiegazione.
Mi piace pensare che ora tu ti possa trovare, se esiste, in un Paradiso, oppure, tra gli infiniti Universi di Hawking, tu sia transitato in uno che ha come costante universale pi greco o il numero di Nepero, tanto per avere contezza dell’irrazionalità del tutto.
Che poi, chissà, forse è la stessa cosa.
ANATHEMA – INTERNAL LANDSCAPES
Nuccio Dimartino,
Insegnante di matematica, fisico nucleare antinuclearista, vegetariano, musicomane. Tifoso della squadra dai colori più belli al mondo che combatte contro l’impero del male.