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La Rivoluzione W

«Per l’uomo è tempo di ritrovare se stesso»

«Siamo in un mondo incerto e possiamo immaginare un avvenire in cui intervengono forze catastrofiche, ma la probabilità non è mai certezza». (Edgar Morin, Avvenire 15 Aprile 2020)

Incertezza e speranza coabitano nella riflessione espressa dal Sociologo francese Edgar Morin. Da incertezze e speranze è popolato il testo “La rivoluzione globale, Per un nuovo umanesimo, le vie d’uscita dalle emergenze planetarie” di Orazio Parisotto, studioso di scienze umane e dei diritti inviolabili dell’uomo.

In verità le tante incertezze della contemporaneità inducono a pensare che non residui alcun margine di speranza, per l’umanità, di non andare definitivamente incontro alla rovina totale. Ma nell’immane lavoro di Parisotto – quasi come un omaggio  all’affermazione di Morin – l’incertezza delle cose dell’umano vivere è scrupolosamente scandagliata da una ragionevole tensione verso la ricerca e l’analisi dei fattori che determinano la precarietà della condizione dell’uomo e delle società umane che egli si da; una tensione, però, contestualmente e felicemente orientata a creare possibili spazi di speranza.

Ciò può voler dire che l’autore della Rivoluzione globale non nega la realtà che questo nostro mondo è permeato dall’incertezza del vivere, né d’altro canto compie artefizi per sostenere la tesi che una ”Altra Globalizzazione è possibile” se un “Nuovo Umanesimo è reso possibile”.

            «Un nuovo umanesimo, rigenerato che attinga alle sorgenti dell’etica: la solidarietà e la responsabilità già presenti in ogni società umana ». (Edgar Morin, cit.).

In tal senso responsabilità e solidarietà, come un filo rosso, tracciano l’intero itinerario riflessivo del Professor Parisotto,  in tutto il poderoso lavoro sulla rivoluzione globale, oltre che in tutto il suo impegno civile e morale di studioso e di consapevole cittadino del mondo. Un filo rosso dal quale responsabilità e solidarietà emergono in tutta la loro complessità semantica e in tutta la loro ampia, diversificata forza culturale ed evocativa.

E “La Rivoluzione globale pacifica” è un progetto che si sostanzia solamente nella misura in cui, ciascuno – a partire da se stesso e a quanti scelgano di unirsi alla Community of peacers –voglia assumersi l’impegno: ad essere costruttore di Nuovo Umanesimo; a porsi in posizione dialogica nelle interazioni sociali, nei diversi livelli in cui la vita si svolge la (famiglia, il territorio, lo stato); a riconoscersi pari nella diversità fra soggetti portatori di culture e narrazioni identitarie differenti. Un impegno, allora, ad andare oltre la cortina dell’indifferenza perché  l’indifferenza è abulia, nefasta pigrizia, è abdicare il destino delle donne, degli uomini e della terra nelle mani di élite, il più delle volte, sconosciute e incontrollate. Di contro, saggezza civile e morale richiedono che ciascuno si assuma la responsabilità di coltivare e porre in essere la consapevolezza di essere cittadino statista” dell’universo glocale.

            Certamente rompere la cortina dell’indifferenza comporta la scelta di affrontare la fatica del continuo, rinnovato costruire il senso del vivere, e questa scelta indubbiamente emerge nella sostanza del testo elaborato dall’autore della “Rivoluzione globale” laddove il delinearsi del suo lavoro è chiaro frutto di studio, di ricerca rigorosa e sincera, di come vanno le cose nel mondo di oggi:  uno scenario complesso si dispiega, purtroppo, agli occhi del lettore, con tutta la sua portata di “virus di una società economico centrica” che minacciano l’esistenza umana e il destino della terra. Inevitabilmente incertezze, conflittualità, precarietà e nuove schiavitù connotano un simile scenario.

Fortunatamente la fatica nobilita l’essenza della dimensione del “fare per essere” il cui volano è costituito dalla curiosità, dalla spinta a conoscere sempre nuovi orizzonti, a immaginare e inventare nuovi paradigmi di pensiero, anche quando le turbolenze del mondo sembra non lascino spazio alla speranza: all’idea che la meraviglia dell’azzurro dei cieli sopra di noi è una realtà che sopravvive oltre le tempeste, le nuvole e le nebbie.

In tale prospettiva il testo del Professore Parisotto è un libro che si studia, che richiede responsabilità e impegno e, nello stesso tempo profonde la bellezza della tensione alla conoscenza, allo stupore e alla curiosità: se da una parte, il lettore si ritrova a inventare link di approfondimento personalizzati, dall’altra, incontra l’autore nell’avventura di rielaborazione e mescolanza delle idee, nella scelta, anche, di cogliere l’invito a far parte della Community of peacers. Nella scelta, soprattutto, di porre fede alla speranza che costruire comunità di pace, per progettare cambiamenti verso nuove e plurime forme di pensiero e di azione, possa davvero costituire un solido baluardo per sfidare i virus che affliggono le società contemporanee.

Il mercato libero, la globalizzazione senza regole, il dominio della finanza speculativa, le nuove schiavitù, le nuove forme di povertà funzionali, la pericolosissima, insensata corsa agli armamenti, la digitalizzazione non regolamentata della vita odierna, nuove e vecchie forme di dominio della cultura maschilista su quella della donna, lo sfruttamento dei bambini per scopi bellici o di commercio dei corpi e altro ancora: sono questi i mali di cui bisogna prendere consapevolezza e attivare strategie di rivoluzione pacifica individuando efficaci vie di uscita.

Sulla base di  tale consapevolezza emerge la necessità e l’urgenza di avviare processi di riordino delle società secondo un’ottica glocale. E’ necessario dotare il mondo di nuove e riformate istituzioni sovranazionali il cui impianto di regole si ponga come fine prioritario la realizzazione della pacificazione fra i popoli e fra l’uomo e la natura. Ma, si pensa che, la prospettiva di un nuovo possibile umanesimo possa prendere forma solamente nella misura in cui una sinergia di intenti fra tutti gli operatori di pace sia in grado di promuovere il passaggio da una società globale economico centrica  ad una di tipo umano centrica e bio centrica.

            E, dulcis in fundo, affinché le sinergie d’intenti possano generare frutti proficui, un ruolo di prim’ordine viene assegnato alle donne, laddove il Professore Parisotto profonde un vero e proprio inno di riconoscimento alla precipua indole della sfera femminea di accoglienza e cura della vita nel mondo.

Lucia Muscetti

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