A quando il “Regolamento comunale” promesso dal Sindaco per combattere il virus e proteggere la Città?
Il 6 gennaio scorso ho scritto su Piazza Futura (vedi qui) che, nel 2018, l’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Stato aveva fatto emergere quanto il virus del gioco d’azzardo avesse raggiunto a Ragusa livelli preoccupanti: la Città aveva speso, nel 2017, 114 milioni di euro (+ 50 mln rispetto al 2016) nelle 51 forme in cui il “gioco” può essere esercitato (*), con conseguenze gravi per gli individui coinvolti, tragedie familiari, frammentazione sociale, patologie sanitarie e perdite economiche significative per i “giocatori”, le famiglie e la comunità cittadina.
Ogni ragusano, in quel solo anno, aveva speso in media 1.551 euro (compresi neonati e moribondi), la decima del suo reddito medio pari a 16.368 euro (vedi qui), e la città nel suo insieme aveva perduto 24 milioni di euro, “deportati” dai risparmi dei suoi abitanti fuori dal suo territorio, allo Stato e ai Concessionari.
La delibera emanata dal Consiglio Comunale il 26 giugno dell’anno scorso (n.48/2019) conteneva la previsione che il Sindaco avrebbe redatto “al più presto” un apposito provvedimento di riorganizzazione e regolamentazione del settore, che stabilisse la riduzione dei punti gioco mediante confinamento geografico (“distanziometro”) e restrizione temporale delle aperture.
Il 19 luglio successivo, durante la manifestazione “Ragusa non dimentica” promossa da Libera a Marina di Ragusa, Vicesindaco e Presidente del Consiglio Comunale, alla presenza di rappresentanti della Prefettura e delle Forze dell’Ordine, convenivano sulla necessità di un intervento al riguardo, finora tuttavia non assunto.
Il confronto con i dati della medesima Agenzia, pubblicati senza clamori a settembre 2019 e relativi al 2018, mostra un incremento superiore al 9% (in un solo anno!) della massa economica giocata, che da 114 milioni è lievitata fino a superare la cifra di 124 milioni di euro, pari a una spesa di 1.691 euro pro capite (+140 euro a testa).
Sono dati inequivocabili che schiacciano tutti sulle proprie responsabilità di fronte a una epidemia sempre più dilagante e drammatica: conflitti interpersonali, episodi estremi di autolesionismo, boom di casi di fallimento per debiti delle famiglie, depressione della domanda di beni e servizi, che sono una delle ragioni della crisi economica e sociale della città e un segno di espansione del contagio e di peggioramento del quadro clinico di chi gioca d’azzardo.
È il tempo che il mondo dell’economia locale comprenda che sullo stato di dipendenza dei consumatori poggia un ingiusto vantaggio competitivo delle imprese dell’azzardo. La gerarchia delle spese quotidiane viene sovvertita: per poter giocare, si rinuncia a rinnovare l’abbigliamento, si evita la serata in famiglia e con amici al ristorante, si rinviano le spese di salute. Le aree maggiormente segnate dalla crisi economica sono ai vertici della classifica delle giocate d’azzardo.
Dati non ancora pubblicati, ma anticipati in esclusiva dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli al quotidiano Avvenire, potrebbero dimostrare che, nel 2019, la somma giocata a Ragusa è schizzata ancora in alto, senza alcuna inversione di tendenza. Pare inoltre che il divario fra Ragusa capoluogo e le medie nazionale, regionale e di tutti i Comuni della Provincia non accenni a ridursi.
Ragusa rischia pertanto una pandemia del gioco d’azzardo, danni per la salute clinica e sociale, danni economici per tutti, danni per la credibilità di “chi decide” a Ragusa e dell’intera città quale realtà “diversa” e “migliore” di tante altre del Sud, una città che apparirebbe malata, viziosa, dedita al gioco d’azzardo e con le “pezze al culo”.
A questo punto il Consiglio comunale e l’Amministrazione con in testa il Sindaco, sostenuti dalla cittadinanza attiva e responsabile dei ragusani informati e sensibili, sono chiamati a sciogliere ogni riserva e a bruciare i tempi dell’azione di contrasto per definire tempestivamente un Regolamento stringente nel numero degli apparecchi, dei luoghi e degli orari, con una intensificazione dei controlli da parte degli organi competenti e, nello stesso tempo, un potenziamento delle attività di cura e prevenzione sociale del fenomeno tramite i Servizi territoriali delle dipendenze.
Possono inoltre deliberare un ordine del giorno che solleciti la Regione Siciliana ad adottare una legge analoga a quella della Regione Piemonte (n.9/2016), che ha drasticamente ridotto l’incremento del fenomeno.
E non è vero che il contenimento dell’offerta su canale fisico, regolabile dal Comune e/o dalla Regione, determinerebbe un’esplosione della raccolta on-line: i numeri reali di amministrazioni come il Comune di Bergamo e la citata Regione Piemonte, dimostrano esattamente il contrario.
L’auspicio è serio e urgente, i contagiati sono troppi e i “morti” non si contano più. Il controllo civico e la collaborazione fattiva, senza polemiche ma senza tentennamenti, sono indispensabili.
Confidiamo nell’intelligenza politica del Sindaco e dell’intero Consiglio Comunale.