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Il “contro-esodo” degli argentini

Nel mondo esiste, ed è sempre esistita, una continua trasmigrazione di popolazioni; l’uomo è migrante per natura. Oggi le persone possono scegliere tra varie e diverse modalità: Erasmus, Interscambio, volontariato, Work&Holidays, perfezionamento professionale, turismo, e tante altre forme. L’Europa è una meta attrattiva per la sua storia e stabilità economica; a molti piace vivere nel “Vecchio Continente”.

Sin dalla “grande crisi” del 2001, in Argentina è iniziata un’emigrazione verso altri paesi, nei quali le persone intendevano stabilirsi.

L’Italia ha un rapporto stretto con il popolo argentino. Nella seconda metà del XIX secolo, milioni di italiani, più di altri europei e anche asiatici, emigrarono nelle terre americane. Scappavano dalla guerra, in cerca di nuove opportunità. Questo fenomeno si è mantenuto una volta terminata la Prima guerra mondiale, poiché le conseguenze del conflitto bellico non davano loro alternative. Il porto del Rio della Plata fu uno dei tanti recettori di queste navi cariche di speranze. Gli immigrati si aprirono il cammino, colonizzarono terre disabitate, svilupparono la loro vita attorno all’agricoltura e alla zootecnia come attività principali e costituirono la loro casa formando le loro famiglie. All’inizio, tesero a raggrupparsi fra quelli che avevano la medesima provenienza, ma poco a poco si integrarono fra loro. È per questo che la cultura argentina ha tante cose in comune con altre culture, fra le quali quella italiana.

La cittadinanza italiana si trasmette generalmente “iuris sanguinis” (per diritto di sangue), e cioè dai padri italiani ai loro figli, indipendentemente dal luogo in cui sono nati.

La realtà odierna vede il popolo argentino attraversare una profonda crisi. Da quasi vent’anni, la situazione del paese è un continuo declino. C’è un aumento della povertà, con una diminuzione del potere d’acquisto, un’inflazione a due cifre da un anno all’altro e notevole precarietà economica. Si incontrano persone sfiancate nel loro presente, che non riescono a pensare a progetti per il futuro a causa della situazione finanziaria del paese, cui si aggiungono violenza e insicurezza diffuse.

Negli ultimi quattro anni, l’economia argentina ha registrato i numeri più gravi della sua storia dopo l’iperinflazione degli anni ’80:

  • 10 milioni di poveri, il 7,7% dei quali non riesce a soddisfare le necessità basilari (Fonte: INDEC – Instituto Nacional De Estadística y Censos);
  • Una perdita di quasi il 40% nel potere d’acquisto del salario minimo vitale, provocata dalla dinamica inflazionistica (valore massimo del 50% raggiunto nell’anno 2019);

Una svalutazione della moneta, con impatto diretto sui salari: da 589 dollari a 260 dollari al mese (Fonte: Ministerio de Trabajo, Empleo y Seguridad Social y Banco Central de la República Argentina).

 

In America Latina il potere capitalista degli Stati Uniti ha preso il controllo e imposto le sue regole del gioco, che generano il benessere esclusivo di un gruppo limitato di persone. La politica in Sudamerica si veste di una falsa democrazia e la gente è tanto disorientata che non sa, non capisce e non crede ai politici, i quali offrono molliche di pane e gocce di speranza.

La comunità argentina è cosciente di tutto il potenziale che ha per essere fra i paesi più sviluppati. Possiede risorse naturali: terre adatte per l’agricoltura e l’allevamento, fiumi, montagne, ghiacciai, fonti di acqua dolce, industrie di ogni genere; sanità e formazione universitaria pubblica e gratuita. Il popolo possiede, inoltre, la capacità di sopravvivere, appresa nel corso di una lunga storia di crisi costanti e conserva, in parte, la volontà di continuare a cercare vie alternative che migliorino le sue condizioni di vita.

Il divario fra ricchi e poveri è sempre maggiore; la classe media, la più penalizzata, cerca di sopravvivere, ma questa situazione le genera demotivazione a stabilirsi nella sua terra.

Oggi si verifica lo stesso processo del secolo scorso, ma all’inverso: gli argentini ripetono la storia dei propri avi. Con i mezzi acquisiti, la strategia di molti è cercare un luogo in cui trovare stabilità e sicurezza, con la speranza che le cose siano giuste e trasparenti.

Data l’opportunità di ottenere la cittadinanza tramite il legame di sangue, che permette di diventare non solo cittadino italiano ma anche cittadino della Comunità Europea, si ottiene il diritto di residenza nel luogo preferito, al fine di avviare un nuovo e prospero progetto di vita.

A Ragusa, come in tante comunità italiane, si sta verificando un notevole flusso in ingresso di immigrati latini. Il riconoscimento della cittadinanza italiana è competenza del sindaco del comune in cui l’interessato fissa la sua residenza. Una volta iscritto nel Registro dello Stato Civile, egli inizierà la procedura con la presentazione dei documenti necessari a dimostrare il rapporto di parentela con il suo ascendente italiano.

Data la grande quantità di persone che intraprendono questa procedura, il tempo medio è di sei o sette mesi, secondo l’attività più o meno intensa svolta nel Comune e la gestione di ogni Consolato in Argentina (alcuni sono più veloci di altri a rispondere).

È per questo che chi viene si stabilisce nella città e si integra; ognuno apprende e insegna ciò che sa e che può. Inevitabilmente, conosce le persone del luogo e con esse crea amicizie. È normale vedere argentini che bevono “mate” per le strade, seduti sulle panchine delle piazze, di fronte alle chiese o nei giardini dei parchi cittadini, in attesa delle condizioni che permettano loro di avviare nuovi cammini.

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